Cos’è Greenrail

Il fondatore di Greenrail si chiama Giovanni De Lisi. É un ragazzo di 30 anni, siciliano, trapiantato a Milano. Quando l’ho intervistato negli uffici di Polihub, l’incubatore di impresa del Politecnico di Milano che sta supportando la crescita della startup, ha esordito con una premessa: «Greenrail non è nata dietro una scrivania ma sul campo». La sua vocazione imprenditoriale è emersa in un cantiere di armamento ferroviario di Palermo: «Mi ero iscritto a Giurisprudenza, ma ho capito subito che non era la mia strada. Ho detto a mio padre, imprenditore nel settore della manutenzione ferroviaria, che mi sarebbe piaciuto lavorare con lui. Ho cominciato da operaio con guanti, caschetto e scarpe infortunistiche», racconta Giovanni.

Sembrerebbe una storia italiana – nel nostro Paese, secondo l’Aidaf, le aziende a conduzione familiare sono l’85% del totale – se non fosse che Giovanni non si è limitato a seguire le orme del padre. «La mia attenzione si è concentrata sulle traverse ferroviarie (quella parte del binario alla quale sono fissate le rotaie). Una volta erano in legno, dagli anni Sessanta è subentrato invece il calcestruzzo: un materiale sicuramente più resistente ma che comporta altissime spese di manutenzione, che nella maggior parte dei casi sono a carico delle pubbliche amministrazioni e quindi della collettività. Ho pensato che fosse giunto il momento di cambiare rotta». Nel 2012, Giovanni comincia a lavorare al progetto “Greenrail”: una traversa ferroviaria ecosostenibile con un’anima in calcestruzzo e un rivestimento in plastica riciclata e granulato di gomma, ottenuto da pneumatici fuori uso.

Focus nel lavoro, visione nel futuro

Secondo il fondatore della startup le traverse Greenrail hanno quattro punti di forza: assorbono le vibrazioni riducendo l’inquinamento acustico, abbattono le spese di manutenzione del 50%, hanno una durata di 50 anni contro i 30/40 delle normali traverse in calcestruzzo e costano meno. Dal 2012 a oggi il prodotto è stato brevettato in 147 Paesi in tutto il mondo, ma il passaggio dal progetto alla sua realizzazione ha richiesto tenacia e tanta energia, spesa in anni di ricerche finalizzate a coniugare efficienza e sostenibilità: prima di Green Rail diverse aziende avevano provato a sostituire il calcestruzzo con la plastica riciclata, ma le traverse prodotte con questo materiale avrebbero potuto essere installate soltanto sulle linee che viaggiano a meno di 80 chilometri orari, un limite che le avrebbe automaticamente tagliate fuori dal mercato dell’alta velocità. «È per questo – spiega Giovanni – che noi abbiamo mantenuto un’anima in calcestruzzo rivestita da una miscela di plastica e pneumatici riciclati. In questo modo siamo riusciti a fare delle nostre traverse un prodotto universale adatto a ogni tipo di linea: metropolitana, treni locali, alta velocità».

Tecnologia e bisogno di energia

Nella vita di una startup i momenti di crisi sono la normalità. Greenrail da questo punto di vista ha una storia da raccontare: il suo primo e grave momento di difficoltà è arrivato quando la startup non era altro che un’idea. E se oggi Greenrail è candidata a diventare il nuovo standard di traversa ferroviaria è per la forza e la perseveranza con cui Giovanni ha difeso il suo progetto: «Due guru della chimica mi dissero chiaramente che miscelare plastica e polverino da pneumatico fuori uso era materialmente impossibile e che sarebbe stato inutile perderci tempo. Io avevo dei fondi e gli dissi che volevo provarci. Abbiamo testato più di 30 miscele e alla fine abbiamo trovato quella giusta». Un secondo stato di crisi è arrivato in un momento determinante per la vita di una startup: l’incontro con il primo cliente. E che cliente: «Tre anni fa eravamo poco più di un’idea, ma le ferrovie brasiliane erano già pronte ad affidarci i primi chilometri di linea. Il problema è che noi non eravamo ancora in grado di dargli ciò che volevano. Questo ritardo ci ha dato la carica: abbiamo capito che dovevamo spingere ancora di più sull’acceleratore e investire nel team».

L’innovazione al servizio della collettività

Greenrail ha estimatori in tutto il mondo (dalla Cina agli Stati Uniti). Quello che attrae, oltre alla portata innovativa del progetto, è il suo impatto sull’ambiente: ogni anno nelle discariche europee arrivano 311 milioni di tonnellate di plastica e 225 milioni di pneumatici fuori uso. Grazie alla sua particolare miscela Greenrail potrebbe riutilizzare 35 tonnellate di plastica e pneumatici per ogni chilometro di linea. E non è tutto: oltre alla traversa basic Greenrail ha sviluppato altre due traverse smart, Greenrail Solar e Greenrail Linkbox: la prima incorpora dei pannelli fotovoltaici per la produzione di energia solare trasformando le linee ferroviarie in campi fotovoltaici, la seconda consente di diagnosticare e trasmettere dati sulla sicurezza della linea. «L’obiettivo era creare un prodotto funzionante che risolvesse tutti i problemi tecnici dei competitor, e sostenibile: averlo raggiunto ci dà la carica per affrontare la sfida più difficile: quella del mercato», ha spiegato Giovanni De Lisi.